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La pittura satirica di Marco - Ritratto di una società decadente (Sabrina Falzone)

 La pittura satirica di Marco - Ritratto di una società decadente

Come poesie della solidarietà tra pungenti satire illustrate e nuove metafore intenzionali, le tele di Marco intonano appassionati canti di protesta socio-politica, divulgati attraverso il veicolo della pittura ad olio.

Istituzioni e sistemi giuridici costituiscono spesso il bersaglio precipuo delle sue contestazioni pittoriche, come attestano le opere intitolate Il Cappellino di Sua Tristezza Reale e G7 or Gi_otto? Just Bush it!

Fuori Marco assiste alla tragedia dell'omertà e dell'indifferenza umana, ma non accetta passivamente tali subdoli meccanismi, perché dentro, con la sua straordinaria pittura satirica, grida il verbo sacro dell'amore, in opposizione a tanta ferocia bellica esistente.

L'autore è consapevole di non poter sanare una società ormai profondamente corrotta e decadente, ma i suoi quadri, intrisi di di messaggi morali, ci inducono a ponderare le nostre scelte, che da un lato possono limitarsi alla "fermata" della remissionee della passiva accettazione e dall'altro possono trovare il coraggio di andare oltre, superando i cancelli proibiti della riflessione per recuperare il nostro spirito critico. Marco si è esposto scegliendo con i suoi mezzi artistici questa seconda strada, più scomoda ma, allo stesso modo, catartica.

In questo contesto l'artista matura, attraverso la sua pittura, l'esigenza di un rinnovamento interiore che egli scorge nella fides e nell'Imago Dei, dove colori caldi ed esotici si espandono e, come anche in Crucufix, la loro abbagliante luce bionda e dorata accarezza un sincero sentimento religioso in un acquietamento suggestivo della sintesi formale, da cui affiora con voce melliflua una divinità interculturale; l'enfasi teologica tende, invece, a placarsi nelle gradazioni più tenui di E fu Luce!

Seppure Marco adoperi raramente tinte scure, egli le impiega eccezionalmente per la tela raffigurante il ricordo delle Torri Gemelle di New York, Twin Towers for ever!, le quali figurano come tetri scheletri architettonici su un fondo cupo, lo stesso fondo plumbeo che avvolge Hiroshima: il buio, la morte, La Speranza.

Molteplici colori animano, al contrario, le tele denominate Made in China, Mosaico e Il ratto della Sabina, afferenti a tematiche più lievi. E' incredibile notare la varietà delle modalità pittoriche di Marco: con disinvoltura egli passa dalla pennellata sfumata, leggera e delicata, di ModAmare e di Sogni: studio monocromatico, dove si cimenta in tonalità pastello, fino ad arrivare alla libera sperimentazione di colori intensi e all'adozione di esuberanze tonali talvolta pastose, come ne Il paese delle favole.

C'è dietro tutta una simbologia del colore, ora meditata, ora spontanea, che pone le tricromie nelle opere di elevato argomento politico, storico e sociale, quali Moda colombiana, Violenza, L'albero della fratellanza, Twin Towers for ever! e Hiroshima: il buio, la morte, La Speranza, mentre gli studi monocromatici di Marco si concentrano su lavori dal contenuto più spensierato: Che musica, maestro!, ModAmare, Swinging New York: Liberty, Sogni e Una nuova vita.

La peculiarità stilistica del pittore è, in realtà, una stilizzazione non tanto cromatica, quanto piuttosto segnica - visibile nell'essenzialità di un tratto quasi minimale, ignaro di cifre ornamentali - e volumetrica, palesata nel respiro della bidimensionalità che inevitabilmente mette in crisi la concezione cartesiana dello spazio; è una stilizzazione che lascia sulla superficie della tela - e al tempo stesso cela in maniera scaltra - indizi di una più profonda articolazione del pensiero mallamacense.

Rinunzie gestuali e aneddoti assenti connotano, infatti, molte tele di Marco: si veda il silenzio narrativo di Aurora, immerso in un'atmosfera sacrale, che diviene luogo di meditazione nell'evanescenza teoretica della sua analisi introspettiva. Nessun racconto, ma ascolto, soliloquio dell'energia cosmica, mistico ascolto di un'etica forse obsoleta, ma oggi pià che mai necessaria per la complessa realtà in cui viviamo.

Nella stasi del tessuto iconico dei quadri di Marco, tutto giace sotto l'atavico silenzio dell'Assoluto. E' il regno ancestrale dell'anima, che si schiude, restituendo quello spessore etico oggi così sfuggente e lontano.

L'Albero della fratellanza rappresenta il vessillo dell'ideologia mallamacense, simbolicamente interpretata da un vegetale antropomorfo, raffigurato in perfetto equilibrio e simmetria.

Infine, Mosaico appare come l'autoritratto della personalità di Marco, l'alter ego cosmopolita e ribelle, che indirettamente rievoca la memoria visiva del Farbstudie Quadrate di Wassily Kandinsky.

         Sabrina Falzone

 Critico e Storico dell'Arte

www.marcoartstudio.com


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